Chiedere ai Tarocchi non vuol dire affidarsi ad uno strumento esterno, ad una sorta di entità che ci indirizzerà per farci prendere una decisione piuttosto che un’altra.
La previsione del futuro avviene attraverso simboli e immagini che, in realtà, sono parti di noi e che quindi non prescindono da chi siamo, dove siamo e che direzione stiamo prendendo.
A questo punto subentra il libero arbitrio di seguire o meno il consiglio dato dai Tarocchi.
L’argomento è decisamente scottante, e lo è da millenni: siamo sottoposti al destino o possediamo il libero arbitrio?
Praticamente è la domanda esistenziale per eccellenza, e la risposta a mio modo di vedere è che ci sono entrambe le cose, destino e libero arbitrio.
Da un lato, difatti, vi sono cose che non abbiamo scelto noi come personalità terrena, a cominciare dalla famiglia e dal luogo e dal corpo e dal giorno in cui nasciamo.
Per altro noi non siamo semplici spettatori della nostra vita e di quello che ci accade bensì, attraverso i nostri comportamenti più o meno consapevoli, attraverso le nostre scelte e attraverso le nostre non scelte, ci creiamo il nostro futuro.
Può capitare in consultazione che una persona dica “lo sapevo!”, ma ha avuto bisogno di un intermediario per far arrivare alla sua coscienza quello che il suo cuore sapeva già.
Tutto questo va ben oltre l’uso dei Tarocchi com’è normalmente inteso e queste immagini, nell’insieme, rappresentano un balsamo.
La metafora più bella che ho letto riguardo a questo punto è quella che dice che lo spirito sceglie tavolozza, colori e tela, indirizzando quindi la vita terrena in diverse misure, ma poi a dipingere il quadro siamo noi come personalità, la quale può declinare il progetto iniziale in infiniti modi.
Direi di conseguenza che esiste il destino come opera programmatica, con cui dobbiamo per forza fare i conti, ma come la realizzeremo, i dettagli su come si dispiegherà, e soprattutto quanto saremo felici, dipende principalmente da noi.